L’emicrania non è un sintomo ma una malattia neurologica che affligge soprattutto il sesso femminile e rappresenta la terza patologia più frequente e la seconda più disabilitante del genere umano secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) [GBD].
L’emicrania è una malattia Neurovascolare a carattere familiare con base verosimilmente genetica [Dodick 2018]. Gli studi condotti sino a oggi testimoniano il coinvolgimento di almeno 38 geni di suscettibilità.
Sulla base della frequenza è possibile distinguere l’emicrania in:
• forma episodica (fino a 14 giorni al mese);
• forma cronica (>15 giorni al mese da almeno 3 mesi).
L’emicrania nasce dall’impatto di fattori esterni/stili di vita su una base biologica predisponente [Dodick 2018]. Ogni trattamento farmacologico deve essere quindi sempre associato all’adozione di un miglioramento delle abitudini e alla rimozione dei fattori scatenanti evitabili (si pensi al digiuno o alla privazione del sonno). La terapia dell’emicrania si distingue in:
• terapia acuta, volta a spegnere l’attacco;
• terapia di profilassi, volta a prevenirlo.
La terapia acuta dell’attacco si è avvalsa nel lontano passato solo di Antinfiammatori ed Ergotaminici, farmaci non specifici e in grado di arrecare non solo eventi avversi ma anche severi rischi per la salute. La scena è decisamente cambiata con l’avvento dei Triptani nel 1991: si tratta di molecole specifiche e selettive caratterizzate da buona efficacia.
La terapia preventiva dell’emicrania deve essere affiancata alla terapia acuta quando il soggetto emicranico presenti almeno 4 giorni al mese di emicrania disabilitante; essa deve essere eseguita per un periodo continuativo di 4-6 mesi e si considera efficace quando induce una riduzione della frequenza degli attacchi di almeno il 50%. Pur essendo quest’ultima quella che possiamo definire come la “più curativa” delle due terapie per il soggetto emicranico, questa rimane invece ad oggi la più negletta: a fronte di circa un 30% di soggetti che ne potrebbe beneficiare, solo l’1,6% la utilizza nella realtà. Il motivo è duplice: da un lato la scarsa conoscenza del problema da parte del paziente e del medico non specialista, dall’altra i numerosi eventi avversi (sonnolenza, aumento di peso, disturbi della memoria) correlati alle profilassi attualmente disponibili e rappresentate in particolare da alcuni tra i principali farmaci utilizzati, come antiepilettici, antidepressivi, beta-bloccanti, calcio-antagonisti. [Katsarava et al. 2018].
TANACETUM PARTHENIUM L.
Il Partenio (Tanacetum parthenium L.) è una pianta originaria della penisola Balcanica ma ad oggi ormai diffusa ampiamente in gran parte dei paesi di Europa, Australia, Giappone, Cina e Nord Africa. Il nome deriva da “parthenos”, che in greco significa “vergine”, con riferimento al candore della sua fioritura. Altri fanno risalire l’etimologia al parto, in quanto nell’antichità veniva usato per facilitare il parto, o addirittura all’ipotesi che questa pianta fosse stata utilizzata per salvare la vita ad una persona caduta dal Parthenon durante la sua costruzione.
Nell’antichità, il Partenio veniva utilizzato come Antipiretico: era conosciuta come la “Aspirina Medioevale” o la “Aspirina del 18th secolo”.
Il partenio appartiene alla famiglia delle Composite (Asteraceae), una pianta aromatica annuale.
Il Principio Attivo più importante del Partenio è il Partenolide, un Lattone Sesquiterpenico che sembra essere il maggior responsabile dell’Attività Terapeutica della Pianta e rappresenta circa l’85% del totale dei Sesquiterpeni. La parte di pianta con il maggior contenuto di Partenolide, utilizzata perciò a scopo terapeutico (Droga), sono le Foglie e in generale le Parti Aeree Fiorite.
Nel Partenio sono stati isolati più di 80 Lattoni Sesquiterpenici, tra i quali i principali sono i 5 mostrati in figura. Le altre molecole principali contenute nella pianta sono i Flavonoidi (tra i quali Luteolina, Apigenina, Tanetina ecc) ed Oli Essenziali (tra i quali Canfora, Canfene, p-Cimene, Bornil-Acetato).
Fig. Principali Lattoni Sesquiterpenici contenuti nella pianta di Partenio.
AZIONE FARMACOLOGICA
Tra i vari possibili meccanismi d’azione proposti, sperimentalmente, si è ipotizzato che il Partenio sia in grado di inibire gli enzimi Ciclossigenasi e 5-Lipossigenasi con conseguente riduzione della sintesi di Leucotrieni (in particolare Leucotriene B4) e di Citochine Proinfiammatorie (in particolare TNF-alfa ed Interleukina-1), determinando una riduzione dell’infiammazione nel soggetto [Hayes et al.].
Tuttavia, in altri Studi è stato dimostrato come il Partenio sia in grado anche di inibire la sintesi di Prostaglandine, di inibire il rilascio di Serotonina (5-HT2) da parte delle Piastrine, con conseguente blocco della loro aggregazione, e di antagonizzare la risposta 5-HT2-mediata a livello della muscolatura liscia vasale, con conseguente riduzione della spasmo muscolare [Anil Pareek et al.].
Un trial Clinico in doppio cieco contro placebo su 72 Pazienti affetti da cefalea ricorrente aveva già dimostrato l’efficacia del Partenio nel 1988. I Pazienti sono stati divisi in 2 gruppi, il gruppo 1 ha ricevuto il Partenio, il gruppo 2 il Placebo per 4 mesi. Per i successivi 4 mesi, i Pazienti del gruppo 1 hanno ricevuto il Placebo, quelli del gruppo 2, il Partenio. Dai risultati è emerso come si sia evidenziata una riduzione del 24% del numero e della severità delle crisi di Cefalea nei pazienti del gruppo verum rispetto al controllo [Murphy et al.].
Sebbene siano numerosi gli Studi Clinici anche più recenti che hanno continuato a dimostrare la capacità del Partenio nel ridurre la frequenza e l’intensità degli attacchi di Emicrania e/o di Cefalea, alcuni Trial Clinici ne hanno messo in discussione la reale efficacia (Pittler, 2004) , sottolineando come non ci siano sufficienti evidenze scientifiche. Il problema risiede probabilmente tanto nella scarsa concentrazione degli Estratti utilizzati, quanto nel diverso tipo di estrazione alla quale la pianta è sottoposta (estratti alcolici, polveri, estratti in CO2 supercritica) nei vari studi presenti in letteratura.
EFFETTI AVVERSI
In genere, il Partenio è ben tollerato. Tuttavia, in alcuni pazienti può provocare irritazione a carico della mucosa gastrica (pirosi ed epigastralgie), reazioni allergiche cutanee (anche generalizzate) solitamente transitorie e reversibili.
CONCLUSIONI
Il tipo di estratto che ha dimostrato maggiori evidenze di efficacia clinica nella riduzione degli attacchi mensili, e che quindi dovrebbe essere sempre utilizzato e presente negli Integratori Alimentari o nei Prodotti Erboristici in commercio, è l’Estratto Secco Titolato in Partenolide almeno allo 0,1%, ottenuto dalle Parti Aeree Fiorite della Pianta [Firenzuoli]. La presenza di altri parti della pianta o di altre forme farmaceutiche diverse dall’estratto secco titolato nel Prodotto Commerciale che si acquista, può compromettere l’efficacia della terapia, mettendo in dubbio l’azione terapeutica della pianta stessa. Il consiglio rimane quello di affidarsi sempre ad esperti del settore.
Dottor Nicola Magossi
BIBBLIOGRAFIA:
- GBD Disease and Injury Incidence and Prevalence Collaborators (2016). Global, regional, and national incidence, prevalence, and years lived with disability for 310 diseases and injuries, 1990-2015: a systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2015. Lancet 388(10053):1545-602.A Phase-by-Phase Review of Migraine Pathophysiology
- Dodick et al. A Phase-by-Phase Review of Migraine Pathophysiology. Headache: The journal of head and face pain. 2018. May;58 Suppl 1:4-16.
- Katsarava et al. Poor medical care for people with migraine in Europe – evidence from the Eurolight study. Journal Headache Pain. 2018; 19(1): 10.
- Hayes et al. The activity of compounds extracted from feverfew on histamine release from rat mast cells. J Pharm Pharmacol. 1987 Jun;39(6):466-70.
- Anil Pareek et al. (Tanacetum parthenium L.): A systematic review. Pharmacognosy Review. 2011; Jan-Jun; 5(9): 103–110.
- Murphy et al. Randomised double-blind placebo-controlled trial of feverfew in migraine prevention. Lancet. 1988 Jul 23;2(8604):189-92.
- Firenzuoli. Fitoterapia: guida all’uso clinico delle piante medicinali. Edra Editore. 2009.